sezioni | storia dell'edificio | scheda evento
TITOLO | La trasformazione in caserma |
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DATA | 1797-1950 circa |
AMBIENTI | interno chiesa |
COMMENTO | Con l’arrivo di Napoleone in Italia e la proclamazione della Repubblica Cisalpina gli ordini religiosi vengono soppressi, e i loro patrimoni confiscati: nel 1797 il complesso di S. Agostino, inclusa la chiesa, viene trasformato in caserma e i suoi beni mobili (quadri, arredi sacri,...) vengono o ripresi dalle famiglie che fino all’arrivo dei Francesi detenevano ancora il giuspatronato sulle cappelle, o collocati presso uffici pubblici, ma molti dispersi. La chiesa, come ci riferisce il testimone oculare Carlo Fachinetti in "Notizie Patrie", nel 1827 è già adibita a maneggio e, come facilmente immaginabile, si possono vedere solo gli affreschi alle pareti, seppure in forte stato di degrado. Parallelamente l’élite bergamasca si mobilita e tra il 1875 e il 1877 il conte Roncalli porta avanti una campagna fotografica che diventa preziosa fonte per le trasformazioni degli interni: da queste immagini si vedono carretti e botti su un pavimento sabbioso (esito dell’uso a maneggio) accostati a un divisorio che chiude le cappelle e le absidi. A questa soglia si vedono ancora le decorazioni barocche sopra le cappelle laterali. Nel 1868 si propone il restauro della facciata della chiesa che sfocerà non in un restauro così come oggi lo intendiamo, ma in un intervento di ristrutturazione finalizzato a arrestare alla meglio la rovina. Questo intervento viene effettuato nel 1880 dal Genio Civile. Nello stesso periodo, tra il 1880 e il 1881, la navata viene divisa in altezza da un soppalco in legno, al fine di ricavare un archivio al piano superiore; per accedere al soppalco, sostenuto da pali, viene realizzata una scala a ridosso della seconda cappella a sinistra dell’ingresso principale, come ben visibile da un rilievo del 1939 conservato in un fascicolo l’Archivio Storico Diocesano. Questa documentazione, finora inedita, non solo è importante per conoscere l’assetto della chiesa, ma anche in quanto contiene il progetto di una nuova destinazione d’uso, proposta dal vescovo Adriano Bernareggi e finora nota solo attraverso lettere: nel 1933 il vescovo fa un’istanza al capo del Governo Benito Mussolini in cui si chiede la cessione del complesso monastico alla Diocesi, che si accollerebbe gli oneri del restauro, per riaprire al culto la chiesa e creare nei corpi attigui un museo diocesano, l’archivio storico e la biblioteca. All’ingegnere Luigi Angelini viene affidata la progettazione, ma la situazione non si smuove. Il recupero del complesso di Sant’Agostino approda anche al quinto Convegno Nazionale di Storia dell’Architettura: in una lettera del primo giugno 1949 inviata dalla Soprintendenza ai Monumenti della Lombardia all’ispettore onorario Luigi Angelini, si riporta che il 21 aprile dello stesso anno, nel suddetto convegno, si è deciso che il complesso monastico, ridotto in deplorevole stato di conservazione, venga restaurato e utilizzato per scopi rispondenti alla sua importanza. Tuttavia ancora nel 1955 tre famiglie di militari vivono in un appartamentino ricavato nella sacrestia; la chiesa è ridotta a officina e non inusuale è vedere jeeps che escono dal portale gotico. |
BIBLIOGRAFIA |
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Luigi Angelini (1884 - 1969)
Luigi Angelini si laurea in Ingegneria al Regio Istituto Tecnico Superiore (poi Politecnico) di Milano nel 1907 e dal 1909 al 1911 lavora a Roma nello studio dell'architetto Marcello Piacentini. A partire dal 1921, collabora con Piacentini nella direzione dei lavori del nuovo centro della Citt& ...